Smaltimento rifiuti edili e inerti
L’obiettivo principale di qualsiasi trattamento dei rifiuti è il loro recupero, valutazione o eliminazione, riducendo le possibili sostanze tossiche in esso contenute e sfruttando al massimo la sua materia prima. Il trattamento delle diverse tipologie di rifiuti inerti e organici può variare a seconda della tipologia di rifiuto e della sua pericolosità, della sua quantità e, soprattutto, se vengono differenziati prima di raggiungere l’impianto di riciclaggio.
Che cosa sono i rifiuti inerti?
I rifiuti sono classificati in relazione alla loro origine, composizione e grado di pericolosità. A seconda della loro origine, i rifiuti possono essere domestici, bio-rifiuti (derivati da attività come giardinaggio, servizi igienico-sanitari, edilizia) o minerari. A seconda della loro composizione, possono essere organici e inorganici.
Infine, a seconda del loro grado di pericolosità, i rifiuti possono essere inerti, pericolosi o tossici e non dannosi. I rifiuti inerti sono quelli che non subiscono trasformazioni fisiche, chimiche o biologiche o che, se lo fanno, hanno un impatto minimo. I rifiuti inerti hanno una ridotta emissione di percolato (percolazione del fluido attraverso elementi solidi), sono poco tossici e non presentano alcun rischio per le acque superficiali o sotterranee.
Per chiarire la definizione di pericolosità ci viene in aiuto il catalogo CER che contiene un elenco armonizzato dei rifiuti. Ogni rifiuto è definito mediante il codice a sei cifre, costituito da tre coppie di numeri: la prima identifica la categoria o attività che genera i rifiuti, la seconda il processo produttivo e la terza il singolo scarto.
Un rifiuto indicato con «*», è pericolo «assoluto» senza alcuna specificazione. In alcuni casi il rifiuto è classificato con un codice CER speculare (le cosiddette voci a specchio): il prefisso si ripete due volte ma solo una volta è seguito da asterisco. In tal caso, il rifiuto è pericoloso solo se le concentrazioni (% rispetto al peso) sono tali da conferire a esso una o più delle quattordici caratteristiche di pericolo.
L’esempio più chiaro di rifiuti inerti sono i detriti. Per sua natura, i rifiuti inerti non sono né solubili né combustibili, né reagiscono chimicamente, fisicamente o meccanicamente quando vengono a contatto con l’ambiente o con altri materiali. Non sono nemmeno biodegradabili, anche se, essendo innocui, possono essere utilizzati come materiali di riempimento nei cantieri, da qui l’importanza di saperli riconoscere e gestirli correttamente.
Tipi di rifiuti inerti
Molti dei cosiddetti rifiuti inerti sono industriali perché legati allo sviluppo delle attività edili, motivo per cui vengono talvolta chiamati “ scarti da costruzione e demolizione ”. Questo concetto include demolizione, nuove costruzioni, riabilitazione e rifiuti di lavori pubblici.
Normalmente questi rifiuti sono ingombranti e non possono essere depositati nei contenitori delle nostre città. È proprio questo grande volume e la difficoltà di trasporto che rende necessario svolgere una gestione responsabile dei rifiuti inerti. Altrimenti possono essere depositati senza controllo in ambienti naturali.
Ecco la seguente classificazione dei rifiuti inerti:
- Plastica
- Carta e cartone
- Detriti
- Pietra
- Sabbia, ghiaia e altri aggregati
- Resti di cemento
- Asfalto
- Mattoni, tegole e altre ceramiche
- Scarti di legno
- Bicchiere
- Metalli
Trattamento dei rifiuti inerti provenienti dal cantiere
Quando il contratto d’appalto prevede che l’appaltatore operi in piena autonomia decisionale/gestionale, il costruttore è identificato come produttore dei rifiuti e il committente non ha obblighi. Quando il contratto non prevede l’operato in piena autonomia o riguarda attività di rimozione/smantellamento di oggetti dismessi, già definibili rifiuti nel momento in cui inizia il lavoro, il produttore è il committente.
L’appaltatore, dunque, ha la responsabilità limitata solo alle operazioni di raccolta ed eventuale trasporto dei rifiuti prodotti dal committente. Quando, infine, il committente non è identificabile come produttore e i lavori sono affidati mediante un subappalto, è corretta prassi identificare il subappaltatore e l’appaltatore il quale, ha gli obblighi di vigilanza.
Qual è il ciclo di vita dei rifiuti edili?
I rifiuti vengono prodotti nelle attività di cantiere, affidati a un soggetto che si occupa del trasporto e inviati a riutilizzo, recupero o smaltimento. La demolizione selettiva (ancora poco utilizzata in Italia), aumenta la possibilità di riciclo e riutilizzo dei materiali. La demolizione selettiva si struttura mediante un processo complesso articolato in più fasi distinte le quali partono dal livello superiore dell’edificio per arrivare alle fondamenta.
La sequenza delle operazioni è così configurata:
- rimozione di parti mobili esterne come le impermeabilizzazioni e le coperture e di tutti i materiali pericolosi;
- rimozione d’impianti elettrici, di riscaldamento e delle installazioni sanitarie;
- rimozione di serramenti esterni e interni;
- rimozione della pavimentazione e delle tramezzature;
- demolizioni di parti strutturali in cemento armato e relativo stoccaggio in contenitori separati.
Anche se i costi della manodopera sono maggiori, ci sono importanti vantaggi: la riduzione delle spese di trasporto perché ogni cassone di materiale può essere condotto direttamente al luogo di smaltimento; la possibilità di avere a disposizione materiali omogenei privi d’impurità, quindi di maggior qualità.
Con le macerie pulite viene prodotta la ghiaia, utilizzata in edilizia. Le discariche di rifiuti inerti una volta riempite, vengono ricoperte solo con terriccio, essendo completamente sicure.
Rifiuti inerti: esempi di riciclo
Materiali lapidei (pietre, marmi, ardesia). Possono essere frantumati per formare inerti o per riempire argini, sottosuolo stradale, ecc.
Metalli. I resti metallici possono essere fusi per creare nuovi metalli.
Plastica. La sua separazione deve essere rigorosa ed effettuata separatamente dal resto dei rifiuti inerti.
Legna. I rifiuti di legno possono essere triturati per fare pallet, impalcature o truciolare.
Asfalto, Gomma e PVC. I resti di PVC vengono utilizzati per realizzare pavimenti industriali o tubi e per proteggere i cavi elettrici. Con questi tre materiali si realizzano anche pavimentazioni per strade.
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